Il Datore di lavoro può rilevare la temperatura corporea di dipendenti, fornitori, clienti all’ingresso della propria sede? E può rendere nota l’identità di un lavoratore contagiato ai colleghi?
Queste ed altre domande trovano risposta nelle Faq messe a punto dall’Autorità Garante per rispondere alle problematiche correlate alla protezione dei dati personali durante l’emergenza Coronavirus.
In particolare, il Garante ha chiarito, che la rilevazione in tempo reale della temperatura corporea associata all’identità dell’interessato costituisce un trattamento di dati personali (art. 4, par. 1 e 2 del Regolamento (UE) 2016/679) di cui è ammessa la registrazione solo nella circostanza del superamento della soglia stabilita e, comunque, quando sia necessario documentare le ragioni che hanno impedito l’accesso al luogo di lavoro (secondo il principio di “minimizzazione”).
Non è invece di regola necessario registrare la temperatura corporea rilevata a clienti, fornitori o visitatori neanche quando la temperatura superi la soglia indicata in quanto non è solitamente necessario registrare il dato relativo al divieto di accesso nei locali dell’azienda.
I Datori di lavoro possono inoltre chiedere la compilazione delle autodichiarazioni contenenti l’attestazione di non avere avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o di non provenire da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS ai propri dipendenti ma anche a terzi.
E’ importante però che l’autodichiarazione raccolga solo i dati necessari e non informazioni aggiuntive in merito alla persona risultata positiva, alle specifiche località visitate o altri dettagli relativi alla sfera privata.
Il Garante ha inoltre ribadito l’importanza della figura del Medico Competente che deve provvedere a segnalare al Datore di Lavoro quei lavoratori che, a causa di particolari condizioni di fragilità correlate al loro stato di salute, sarebbe opportuno impiegare in ambiti meno esposti al rischio di contagio: in questo caso non è necessario che il Medico Competente comunichi al Datore di Lavoro la specifica patologia del lavoratore segnalato.
Nelle Faq il Garante precisa che la comunicazione di informazioni relative alla salute, sia all’esterno che all’interno dell’azienda, può avvenire esclusivamente qualora ciò sia previsto da disposizioni normative o disposto dalle autorità competenti in base a poteri normativamente attribuiti (es. esclusivamente per finalità di prevenzione dal contagio da Covid-19 e in caso di richiesta da parte dell’Autorità sanitaria per la ricostruzione della filiera degli eventuali “contatti stretti di un lavoratore risultato positivo): sulla base di quanto precisato quindi il Datore di lavoro non può ad esempio comunicare i nominativi dei dipendenti contagiati al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza o ad altri dipendenti.
Infine, l’Autorità Garante si sofferma sui test sierologici: il datore di Lavoro può richiedere l’effettuazione di test sierologici ai propri dipendenti ma solo se disposto dal Medico Competente.
Resta fermo che le informazioni relative alla diagnosi o all’anamnesi familiare del lavoratore non possono essere trattate dal Datore di lavoro (ad esempio, mediante la consultazione dei referti o degli esiti degli esami), salvi i casi espressamente previsti dalla legge. Il datore di lavoro può, invece, trattare i dati relativi al giudizio di idoneità alla mansione specifica e alle eventuali prescrizioni o limitazioni che il medico competente può stabilire come condizioni di lavoro.
Le Faq sono disponibili sul sito dell’Autorità www.garanteprivacy.it
CHECK LIST DI AUTOVALUTAZIONE PER LA FASE 2
Il Servizio di Prevenzione e Protezione ha messo a punto una check list per verificare il livello di adempimento dell’azienda rispetto a quanto previsto dal Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro” dello scorso 14 marzo. In grassetto i punti che devono avere un collegamento documentale.
Intervento |
Esito |
Note |
Gestione ingressi e orari |
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1 |
Ci sono controlli all’ingresso dell’azienda su chi entra? |
SI |
NO |
|
2 |
La temperatura viene presa ai lavoratori all’ingresso? |
SI |
NO |
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3 |
Viene eseguita nel rispetto della Privacy? |
SI |
NO |
|
4 |
Ci sono imprese esterne che entrano in azienda? |
SI |
NO |
|
5 |
Se sì quali? |
|||
6 |
Sono stati previsti ingressi e uscite diversificati per clienti? |
SI |
NO |
|
7 |
Sono stati previsti ingressi e uscite diversificati per fornitori? |
SI |
NO |
|
8 |
Sono stati previsti ingressi e uscite diversificati per lavoratori? |
SI |
NO |
|
9 |
Sono stati previsti ingressi e uscite diversificati per trasportatori? |
SI |
NO |
|
10 |
Sono stati diversificati gli orari di entrata e uscita dei lavoratori per evitare assembramenti? |
SI |
NO |
|
11 |
Sono stati resi noti ai terzi gli orari di apertura e chiusura uffici e ricevimento? |
SI |
NO |
|
12 |
E’ stata redatta e validata una procedura scritta per la gestione degli accessi? |
SI |
NO |
|
Misure di distanziamento sociale |
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13 |
Sono stati previsti servizi igienici diversificati per clienti? |
SI |
NO |
|
14 |
Sono stati previsti servizi igienici diversificati per fornitori? |
SI |
NO |
|
15 |
Sono stati previsti servizi igienici diversificati per lavoratori? |
SI |
NO |
|
16 |
Sono stati previsti servizi igienici diversificati per trasportatori? |
SI |
NO |
|
17 |
Ci sono procedure per la gestione delle pause, degli spazi comuni, dell’accesso ai servizi igienici per evitare assembramenti? |
SI |
NO |
|
18 |
C’è la vigilanza sul rispetto della distanza interpersonale di sicurezza di 1 metro? |
SI |
NO |
|
19 |
C’è la vigilanza per evitare assembramenti negli spazi comuni e aree svago? |
SI |
NO |
|
Informazione |
||||
20 |
Sono state istituite necessarie informazioni da affiggere per lavoratori? |
SI |
NO |
|
21 |
Sono state affisse in punti visibili le necessarie informazioni per lavoratori? |
SI |
NO |
|
22 |
Per clienti? |
SI |
NO |
|
23 |
Per i trasportatori? |
SI |
NO |
|
24 |
Per i fornitori esterni? |
SI |
NO |
|
25 |
Per gli ospiti? |
SI |
NO |
|
26 |
Le informazioni vengono distribuite ad personam con uno stampato o dépliant? |
SI |
NO |
|
27 |
E’ stato affisso il Decalogo del Ministero della Salute? |
SI |
NO |
|
28 |
Le aziende esterne sono state istruite per rispettare le procedure di sicurezza COVID-19 per esterni? |
SI |
NO |
|
Gestione dell’emergenza contagi |
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29 |
L’azienda ha predisposto delle procedure di sicurezza in ottemperanza dei protocolli emessi dalle Autorità Sanitarie? |
SI |
NO |
|
30 |
E’ stato integrato il Piano di Emergenza con procedure per gestire una persona con sintomi influenzali o temperatura superiore ai 37,5°C? |
SI |
NO |
|
31 |
Gli addetti al Primo Soccorso sono stati informati e formati per l’intervento in Emergenza nei confronti di una persona che abbia sintomi influenzali o temperatura superiore ai 37,5°C? |
SI |
NO |
|
32 |
Le Cassette di Primo Soccorso sono dotate di DPI anti-contagio idonei e in numero adeguato ? |
SI |
NO |
|
33 |
Le cassette di Primo soccorso vengono controllate giornalmente? |
SI |
NO |
|
34 |
E’ stato nominato un servizio di vigilanza sul rispetto delle norme e disposizioni aziendali anti COVID-19? |
SI |
NO |
|
35 |
I lavoratori sono informati sulle procedure di emergenza in caso di presenza di lavoratori con temperatura superiore ai 37,5°C? |
SI |
NO |
|
Misure tecniche e segnaletica |
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36 |
Sono state introdotte modifiche tecnico-funzionali (es. dispenser, barriere, ventilazione)? |
SI |
NO |
|
37 |
Se si quali? |
|||
38 |
Si è proceduto a distanziare le postazioni di lavoro di 1 metro? |
SI |
NO |
|
39 |
Nel caso di apertura al pubblico si è proceduto a distanziare le persone in coda con segnaletica a terra con distanziamenti pari 1 metro? |
SI |
NO |
|
40 |
Sono stati affissi dépliant con l’invito e obbligo di rispettare la distanza di sicurezza di 1 metro? |
SI |
NO |
|
41 |
E’ stata tracciata nei luoghi produttivi apposita segnaletica per far rispettare la distanza di sicurezza di 1 metro? |
SI |
NO |
|
42 |
E’ stata tracciata negli spazi comuni antistanti servizi igienici e luoghi di svago apposita segnaletica per far rispettare la distanza di sicurezza di 1 metro? |
SI |
NO |
|
Misure Gestionali |
||||
43 |
E’ stato previsto lo smart working? |
SI |
NO |
|
44 |
Se si per quali reparti? |
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45 |
Sono stati attivati gli ammortizzatori sociali? |
SI |
NO |
|
46 |
Se si quali? |
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47 |
Sono state introdotte nuove turnazioni sul lavoro? |
SI |
NO |
|
48 |
È stata ridotta la presenza del personale a quello strettamente necessario? |
SI |
NO |
|
49 |
Sono stati chiusi quei reparti non strettamente necessari? |
SI |
NO |
|
50 |
Sono stati modificati gli orari lavorativi? |
SI |
NO |
|
DPI |
||||
51 |
I lavoratori sono stati informati, formati e addestrati sull’utilizzo dei DPI? |
SI |
NO |
|
52 |
E’ stata formalizzata una procedura sull’utilizzo dei DPI? |
SI |
NO |
|
53 |
Vengono distribuiti idonei DPI ai lavoratori? |
SI |
NO |
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54 |
Mascherine FFP2? |
SI |
NO |
|
55 |
Mascherine FFP3? |
SI |
NO |
|
56 |
Mascherine Chirurgiche? |
SI |
NO |
|
57 |
Guanti in nitrile? |
SI |
NO |
|
58 |
Visiera? |
SI |
NO |
|
59 |
Occhiali di protezione? |
SI |
NO |
|
60 |
I DPI sono marcati CE? |
SI |
NO |
|
61 |
I DPI vengono sostituiti giornalmente? |
SI |
NO |
|
62 |
Viene rispettata la raccolta differenziata dei rifiuti? |
SI |
NO |
Pulizia e Sanificazione |
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63 |
E’ prevista la sanificazione periodica dei luoghi di lavoro? |
SI |
NO |
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64 |
E’ prevista la sanificazione periodica degli spazi comuni aree svago? |
SI |
NO |
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65 |
E’ prevista la sanificazione periodica dei servizi igienici? |
SI |
NO |
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66 |
Le postazioni di lavoro vengono pulite giornalmente a fine turno? |
SI |
NO |
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67 |
Attrezzature e strumenti vengono puliti regolarmente a fine turno? |
SI |
NO |
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68 |
Esistono procedure di sanificazione per attrezzature e impianti? |
SI |
NO |
|
69 |
E’ stata individuata una lista di attrezzature o parti di esse che vanno sanificate? |
SI |
NO |
|
70 |
Esistono disposizioni di sanificazione per attrezzature e impianti? |
SI |
NO |
|
71 |
L’azienda ha messo a disposizione dei lavoratori prodotti igienizzanti per il lavaggio delle mani? |
SI |
NO |
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72 |
L’azienda ha messo a disposizione nelle aree comuni, negli ingressi, nelle aree svago dispenser con prodotti igienizzanti? |
SI |
NO |
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73 |
La sanificazione degli ambienti viene eseguita da azienda idonea e specializzata? |
SI |
NO |
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74 |
Qual è la periodicità degli interventi di sanificazione? |
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Comitato Interno |
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75 |
L’azienda ha nominato il MC? |
SI |
NO |
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76 |
L’azienda collabora con il MC per la gestione COVID-19? |
SI |
NO |
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77 |
L’azienda collabora con il RLS nella gestione COVID-19? |
SI |
NO |
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78 |
E’ stato nominato il Comitato Interno per la valutazione delle azioni intraprese per il contenimento e contrasto all’epidemia COVID-19? |
SI |
NO |
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79 |
I lavoratori conoscono i componenti del Comitato Interno? |
SI |
NO |
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80 |
I lavoratori conoscono lo scopo del Comitato Interno? |
SI |
NO |
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81 |
L’azienda ha individuato un COVID Manager? |
SI |
NO |
Riferimenti documentali:
Il documento di riferimento per ogni azienda è il “Protocollo aziendale per il contenimento della diffusione del COVID-19”.
Vanno a integrare questo documento le seguenti procedure, informative, verbali (tra parentesi i collegamenti alla check list):
(3) Informativa Privacy e Procedura per la gestione del superamento della soglia di temperatura corporea
(12) Procedura per la gestione del personale
(17) Procedura per la gestione degli spazi comuni
(20) Fascicoli Informativi
(28) Procedura per la gestione degli accessi degli esterni
(29) Procedura per la gestione dell’emergenza “caso sospetto”
(30) Integrazione del Piano di Emergenza
(40) vedi punto 20.
(52) Procedura per l’uso e la gestione dei DPI
(78) Verbale di costituzione del Comitato Interno
Per assistenza e maggiori informazioni contattare M&P Project all’indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Quali filtri sono efficaci contro il COVID-19
In questi giorni, in queste ore si sta molto dibattendo sulle tempistiche e sulle modalità con le quali avverrà la riapertura delle attività commerciali e produttive in Italia.
Se sulle tempistiche, tutto sembra ancora relegato a un ambito previsionale con poche certezze, sulle modalità il discorso è diverso. Nonostante si tratti di un virus nuovo di cui si hanno ancora poche informazioni a riguardo, pervengono già indicazioni di carattere sanitario e tecnico da fonti ad alta credibilità. L’altra sorgente d’informazioni che sarebbe imprudente ignorare è l’esperienza dei Paesi temporalmente in anticipo rispetto all’Italia nelle fasi dell’epidemia.
Alcune misure (vedi “Scenari post-lockdown” del 29/03/2020) quali il distanziamento del pubblico, l’igienizzazione delle superfici, l’autocontrollo dei lavoratori saranno verosimilmente adottate senza che ci sia bisogno di ulteriori evidenze scientifiche sulla loro efficacia nel contenere i contagi. Per altre è necessario invece un approfondimento che tenga conto d’informazioni e studi provenienti da fonti specializzate sull’argomento in questione, per evitare semplificazioni e assunti senza fondamento che possano addirittura essere dannosi.
Tra le misure che attualmente sono oggetto di attenzione vi è il trattamento dell’aria indoor dei locali che vedano presenza o passaggio di pubblico e lavoratori. Questo intervento si renderà necessario, laddove non sia già seriamente messo in atto, a causa della persistenza del virus COVID-19 nell’aria che respiriamo.
Una pubblicazione(1) dell’ASHRAE, la Società americana degli ingegneri del riscaldamento, della refrigerazione e del condizionamento dell'aria, aiuta a identificare quali siano i filtri a miglior efficienza per l’abbattimento del tenore di batteri e virus, compresi i Coronavirus, negli ambienti ospedalieri, commerciali, industriali e residenziali.
Filtrazione di microrganismi aerotrasportati
I microrganismi aerodispersi rappresentano una sfida nella progettazione e nel controllo della Qualità dell’Aria Indoor (IAQ, Indoor Air Quality) negli ospedali e negli ambienti commerciali e residenziali; per questo motivo è da molto tempo che si studiano le tecniche di filtrazione del particolato e, negli ultimi anni, anche le modalità di filtrazione dei microrganismi aerodispersi.
Forma e parametri caratteristici di una grande varietà di virus aerodispersi, di batteri e funghi sono riportate (un estratto) nella tabella seguente (1) .
Come si evince dalla tabella precedente, il diametro medio di un Coronavirus è di 0,11µm, con un valore minimo di 0,08 µm e un valore massimo di 0,13 µm.
Come si vede dal grafico seguente (fonte: NIOSH(2)) gli unici filtri ad avere un’efficienza filtrante superiore al 85% su materiale particellare di dimensioni paragonabili a quelle del Coronavirus sono i filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air filter) che rispondano alla norma UNI EN 1822(3). I filtri HEPA sono i cosiddetti “filtri assoluti”, spesso utilizzati in camere bianche, laboratori chimici e farmaceutici, sale operatorie.
Tra i filtri HEPA, quelli che garantiscono un’efficienza filtrante superiore al 98,5% (per norma EN 1822 superiore al 99,5%) sui Coronavirus sono i filtri H12 e H13 (grafico seguente – fonte: Emcel Filters(4)).
Conclusioni
Nei luoghi di lavoro, che siano commerciali, produttivi o amministrativi, i Datori di Lavoro saranno tenuti a garantire elevati standard di qualità dell’aria indoor, con particolare riferimento al post-emergenza da COVID-19.
Il numero minimo di ricambi d’aria orari è determinato, in base al tipo di locale (destinazione d’uso) e al suo affollamento, da norme tecniche, come la UNI 10339:1995(5). Questo può avvenire tramite sistemi di aerazione naturale o ventilazione forzata. La normativa attuale non tiene però conto del delicato momento storico che seguirà l’epidemia di Coronavirus, quando tutti i cittadini, lavoratori e datori di lavoro dovranno attuare misure di prevenzione atte a ridurre al minimo il rischio di nuovi contagi.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria nei luoghi di lavoro, in aggiunta ai sistemi di ventilazione già presenti, che potrebbero non garantire la riduzione del rischio sopra descritto, l’unica evidenza scientifica sull’efficienza di filtrazione del Coronavirus si ha tramite l’adozione di filtri HEPA (H12/H13).
Sia in ambienti lavorativi sia domestici, laddove non si possa tecnicamente integrare un filtro HEPA nell’esistente sistema di ventilazione, una misura facilmente adottabile è dotarsi di depuratori d’aria correttamente dimensionati per l’ambiente in cui sono posti dotati di filtro HEPA rispondente a quanto previsto dalla norma EN 1822.
Riferimenti
SCENARI POST-LOCKDOWN
L’applicazione dei risultati di due diversi studi alle misure di prevenzione e protezione nelle aziende Imperial College vs. Tomas Pueyo
Nei giorni scorsi sono stati proposti due diversi scenari per il contrasto della diffusione di COVID-19 dopo il primo picco. Il modello dell’Imperial College di Londra si basa sulle misure di contenimento fin ora messe in atto nei Paesi occidentali (Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti). Il modello proposto da Tomas Pueyo prende invece in considerazione gli effetti della gestione dell’epidemia in alcuni Paesi Orientali (Sud Corea, Giappone, Singapore).
NdR: Entrambi i modelli sono stati contestati da parti antagoniste, ma le conclusioni tratte in questo documento sono di applicazione comune ai due scenari.
Entrambi i modelli partono da quello che sta accadendo attualmente nella maggior parte dei Paesi colpiti da epidemia di COVID-19 cioè il lockdown totale della comunità.
La grandezza di riferimento per quanto concerne l’evoluzione di un’epidemia è la velocità di trasmissione (R). Il valore di R indica il numero di persone in media contagiate da ogni persona infetta. Nelle fasi iniziali dell’epidemia di Coronavirus la velocità iniziale R0 di trasmissione è stimata essere tra 2,2 e 2,5, ovvero ogni persona infetta contagia da 2 a 3 persone. Quando R è inferiore a 1 l’epidemia va ad esaurirsi.
Lo scopo del lockdown è raggiungere valori di velocità di trasmissione ben al di sotto di 1, più prossimi possibile a zero.
Imperial College
Con l’ipotesi di assenza di cure farmacologiche e vaccino, lo scenario è quello di avere, una volta rimosse le misure di lockdown, una reiterazione delle curve di contagio nel tempo. A questo fenomeno lo studio propone di rispondere alternando periodi di lockdown intensivo con chiusura di scuole e università e applicazione di misure di distanziamento sociale di due mesi circa con un mese di rilassamento delle misure fino a quando saranno a disposizione cure farmacologiche e vaccini.
Di seguito una rappresentazione del possibile andamento dei casi che richiedono terapia intensiva (circa 10-15% dei casi attivi) applicando questa strategia:
Tomas Pueyo
Studio pubblicato su Medium da Tomas Pueyo e la sua equipe di Course Hero che ha riscosso molta popolarità (ma anche molte critiche per il principale motivo della mancanza di fonti e studi scientifici a suffragio delle ipotesi).
Modello denominato “Martello e danza”
Con l’ipotesi di assenza di cure farmacologiche e vaccino, al primo periodo denominato “martello” (lockdown completo) per portare il valore di R ben al di sotto di 1 segue il periodo denominato di “danza”.
Durante la “danza” lo studio propone di continuare ad applicare il modello Sud-Coreano di test a tappeto, tracciamento dei movimenti dei casi positivi, isolamento delle persone infette e quarantena dei contatti.
A questo si aggiunge, con un’applicazione costante nel tempo, fino a disponibilità di vaccino e cure farmacologiche, il divieto di grandi assembramenti di persone e l’applicazione di misure di distanziamento sociale a più basso impatto in termini di rapporto costi-benefici (es. sensibilizzazione della popolazione).
Questo è il grafico dei nuovi contagi in Corea del Sud aggiornato al 27/03. L’andamento dei nuovi casi sembra ricalcare esattamente la curva proposta da Pueyo (fonte: worldometers.info).
Le stime dei costi-benefici di alcune misure sono proposte nella tabella che segue.
Secondo questo studio l’applicazione contemporanea di alcune misure poco impattanti dal punto di vista socio-economico sarebbe sufficiente a mantenere il livello di R nei dintorni di 1, intraprendendo misure più impattanti nei momenti più critici di diffusione dei contagi (vedi schema seguente).
L’autore dello studio ci tiene a sottolineare che non ci sono ancora evidenze scientifiche sui numeri sopra esposti.
Conclusioni
Posto che le misure di chiusura di attività sportive, commerciali, di istruzione e produttive non sono sotto il controllo dei datori di lavoro, così come l’attuazione di test sulla popolazione e il controllo degli spostamenti, rimangono comunque alcune procedure che è possibile adottare fino a quando saranno disponibili vaccino e cure farmacologiche, coerenti con entrambi gli scenari sopra descritti. A titolo esemplificativo:
MISURE GESTIONALI
MISURE TECNICHE
MISURE PROGETTUALI
Riferimenti
Il 17/03/2020 è stato pubblicato su “The New England Journal of Medicine” uno studio sul tempo di sopravvivenza della parte infettiva del virus SARS-CoV-2, paragonato con quello del virus SARS-CoV-1, su superfici di diversi materiali. Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori di queste università:
National Institute of Allergy and Infectious Diseases Hamilton, MT
University of California, Los Angeles Los Angeles, CA
Centers for Disease Control and Prevention Atlanta, GA
I risultati vanno a stimare, tra altre cose, anche il tempo di decadimento di una quantità infettiva di virus su questi materiali: rame, cartone, acciaio, plastica.
Ecco i risultati:
Riassumendo, si sono trovate evidenze di sopravvivenza di quantità infettive di virus SARS-CoV-2 su superfici in acciaio e plastica anche fino a 72 ore dopo l’applicazione, su cartone fino 24 ore e su rame fino a 4 ore dall’applicazione.
Visti i risultati dello studio sopra riportato si propongono le seguenti misure di prevenzione protezione durante l’attività lavorativa:
Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1 – 17/03/2020
Neeltje van Doremalen, Ph.D.,Trenton Bushmaker, B.Sc.,National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Hamilton, MT. | Dylan H. Morris, M.Phil., Princeton University, Princeton, NJ | Myndi G. Holbrook, B.Sc., National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Hamilton, MT | Amandine Gamble, Ph.D., University of California, Los Angeles, Los Angeles, CA | Brandi N. Williamson, M.P.H., National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Hamilton, MT | Azaibi Tamin, Ph.D., Jennifer L. Harcourt, Ph.D., Natalie J. Thornburg, Ph.D., Susan I. Gerber, M.D., Centers for Disease Control and Prevention, Atlanta, GA | James O. Lloyd-Smith, Ph.D., University of California, Los Angeles, Los Angeles, CA, Bethesda, MD | Emmie de Wit, Ph.D., Vincent J. Munster, Ph.D., National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Hamilton, MT